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lunedì 16 febbraio 2015

UNA LEZIONE DI FINANZA MONETARIA






Scrivevo proprio ieri che non leggo da molto tempo. Per il gusto di contraddirmi e per mantenere un certo feeling con la mia attitudine all' incoerenza ieri sono stato in libreria e ho dato fondo al buono regalo ricevuto dagli zii a Natale.
Ho acquistato "Padre ricco padre povero - Quello che i ricchi insegnano ai figli sul denaro", best seller di R. T. Kiyosaki.
Il post di oggi rappresenta la recensione della prefazione di una signora amica di Kiyosaki che non c' entra niente e del primo capitolo.
Geniale! Si lamenta il fatto che nelle scuole non ci sia la materia "denaro". La signora che non c' entra niente dice di aver conosciuto l' autore del libro perché questi voleva brevettare un gioco didattico di argomento finanziario, una specie di Monopoli a due circuiti.
Il circuito del topo è quello in cui si infilano i figli dei topi che li spingono a studiare molto per avere un buon lavoro e trovarsi così impelagati in una vita di tasse e altre spese esorbitanti, la corsia veloce, esterna al circuito del topo, è quella percorsa dai ricchi che fanno lavorare i soldi.
Robert nel primo capitolo ci racconta di aver avuto due padri, entrambi in condizione di guadagnare bene, ma mentre il primo, super dirigente scolastico plurilaureato ha lottato una vita contro l' indigenza e le privazioni, per lasciare debiti in eredità, il secondo, che non ha completato le medie inferiori, ha lasciato oltre dieci milioni di dollari.
Parla dei consigli diametralmente opposti ricevuti dai due padri nel corso della sua infanzia, a proposito dell' assumersi dei rischi, dell' investire nella propria casa, nel cercare di lavorare in un' azienda o di possederne una... Il tutto corredato da esempi che ho potuto comprendere anche io, che in genere associo la parola finanza ad una evocazione demoniaca.
Il succo, potente e chiaro, ciò che a mio avviso ha reso il libro un best seller, è che i vecchi consigli dei "padri poveri" al giorno d' oggi siano non solo inutili ma potenzialmente pericolosi.
Il consiglio per antonomasia, cui si fa riferimento, è: "studia, ottieni ottimi voti e poi trova un buon lavoro". Pare che questo non basti ad assicurarsi il successo. Pare che lavorerai circa cinque mesi l' anno per lo stato. Cosa consiglia allora l' autore del libro? Di fare qualcosa per cui si nure passione, lavorare per divertirsi. Come vengono i soldi? Penso ne parli nei capitoli successivi, magari poi vi aggiorno.
Questo libro mi ha per forza indotto a ricordare o riconsiderare l' atteggiamento pedagogico dei miei genitori nei miei confronti e i loro "consigli"... I miei non sono ne ricchi ne poveri e devo sinceramente considerare che mi hanno quasi sempre lasciato abbastanza libero di scegliere.
Ovviamente però la linea di base è stata "studia sodo e trovati un buon lavoro"...
Un altro consiglio ho ricevuto, da una persona esterna alla famiglia, ma cui sono molto affezionato comunque... si tratta della moglie del mio relatore di tesi... sono entrambi persone straordianrie, di rara umanità e cultura, di rarissimo ingegno. Ricordo che il giorno della laurea le chiesi: "E adesso cosa faccio?". Lei mi rispose: "Trovati un lavoro che ti piaccia".



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