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martedì 20 maggio 2014

ANCORA ECONOMIA: U.S.A. e EUROPA

Warren Buffett insegna ai bambini la letteratura economica. Sostiene che non sia possibile immaginare di affrontare la vita senza un bagaglio di conoscenze economiche.
Per quanto ad un primo impatto risulti aberrante, non posso che concordare con questa posizione.
Mi auguro che sia solo un passaggio, spero che la Finanziocrazia sia una sorta di moda culturale, proprio come occultismo, Freudismo e Cristianesimo prima di essa.
Ma é necessario arrendersi all' evidenza di una realtà che ci chiede, per poter essere esperita nella sua reale consistenza, di sapere quali sono le fondamenta teoriche e le dinamiche della produzione dei beni e del loro mercato.
Proprio in questi giorni ipotizzavo per puro esercizio mentale finalizzato all' intorpidimento dei sensi, per cullare un sogno ad occhi aperti di quelli in cui sei una sorta di supereroe che lotta per una causa più alta, di realizzare la mia persona e i miei obiettivi passando attraverso una laurea tardiva in economia e finanza. Si trattava assolutamente di speculazione metafisica, un gioco dell' immaginazione che si concludeva sulle vette inesplorate della pace nel mondo.
Poi ho ricordato il giorno in cui sostenni l' esame, diventato obbligatorio intorno al 2000, di economia politica. Ho considerato come lo preparai e come si svolse. Si trattò di uno scontro con una serie di nozioni, concetti, leggi e assiomi di una bruttezza, un' inumanità e una noiosità incredibili. Perlomeno dal mio punto di vista. Fortunatamente il docente era una persona estremamente sensibile, ragionevole e colta. Dopo pochi istanti, i primi scambi, ebbi l' impressione di poter sbrigare la faccenda seguendo uno dei principi fondamentali con cui normalmetne cerco sempre di affrontare il problema: sincerità. Il primo impatto ricevuto dall' interazione col professore si rivelò un successo, si trattava di un genio. Gli dissi banalmente che seguivo il corso di studi in filosofia, che per interesse e passione mi occupavo e mi ero occupato fino a quel giorno di tutt' altro. Gli spiegai umilmente che funzionavo e funziono tutt' ora a partire da strutture cognitive altre, che se non mi precludono totalmente mi rendono perlomeno ostici percorsi intellettuali troppo intrisi di calcolo e razionalità.
Gli dissi infine che se non ci fosse stata la coercizione del Ministero dell' Istruzione, probabilmente, con mio grande rammarico, lui ed io non ci saremmo mai conosciuti.
Mi rispose in modo tutt' altro che severo, ma oserei anzi dire entusiasta, che lui amava molto la filosofia e mi chiese di cosa mi andasse bene parlargli... Mi disse qualcosa che somiglia a "non si preoccupi, facciamoci una chiacchierata su quello che vuole lei".
Si da il caso che in quel periodo mi stessi occupando della storia dell' impero statiunitense. Dopo aver a lungo analizzato i fatti relativi a quella che proverò a definire "interazione" fra nativi e coloni, mi ero spostato sulla questione degli afroamericani, una categoria che ritengo si sia fortunatamente e definitivamente estinta il giorno in cui, quello che ironicamente definirò, il "popolo sovrano", ha infine eletto un presidente di colore.
Nello specifico di quei giorni stavo leggendo l' autobiografia di Malcolm X.
Malcolm X naque nel 1925. Quando aveva quattro anni gli Stati Uniti incrociarono la loro storia con la famosa Grande Depressione.  La Crisi del '29 fu innescata da sovraproduzione. I ricchissimi Stati Uniti fecero male i conti, e a causa dell' assenza di politiche economiche degne di tale nome, a causa dell' imperante capitalismo selvaggio e del liberalismo più sfrenato, si ritrovarono col paese infestato da prodotti di ogni tipo, che non servivano a nessuno. La grandezza del professore con cui interloquivo fu quella di estrapolare maieuticamente dalla mia giovane ed inesperta mente un elaborato ragionamento sugli aspetti dell' economia U.S.A. di quel periodo, a partire da considerazioni provenienti dalla discussione in merito alle vicende riportate da Malcolm X.
Rimpiango solo una cosa... Il professore non trovò il tempo di analizzare insieme una delle conseguenze di quell' infasto periodo, la sua soluzione: il cosidetto "Piano Marshall".
Probabilmente è stato meglio così, perché non so davvero se il professore avrebbe trovato la forza o semplicemente la voglia di essere sincero con me come io lo ero stato con lui. L' umanità di quell' uomo mi fa pensare che avrebbe preferito lasciar dormire sonni tranquilli a quel giovane ottimista di belle speranze. Al tempo mi sarei bevuto serenamente la versione ufficiale riportata dai libri di storia, quell' unico aspetto del Piano Marshall che anche gli studenti più pigri ricorderanno sempre: le grandi opere che crearono occupazione. Non avrei trovato né il tempo, né avrei sentito l' esigenza di verificare i fatti.
Oggi sono giovane ma non sono più ottimista e mi considero un uomo relativamente libero. Ho trovato da tempo il tempo e lavoglia di capire meglio. Ho scoperto che il Piano Marshall, nella lingua in cui fu creato, si chiama European Recovery Program. Fondamentalmente si trattò di una fiumana di soldi riversata sui paesi europei, che desse modo agli stessi di aquistare quelle merci americane che da troppo tempo giacevano pericolosamente nei magazzini. Questo spiega una serie di avvenimenti successivi, fra cui, solo parzialmente, il boom economico degli anni sessanta. Spiega anche il fatto che ciò che in U.s. diventa di uso comune arriva in Europa con un decennio di ritardo. Spiega perché W. Buffett sostenga che ancora oggi il miglior posto dove nascere siano gli Stati Uniti. Perché come direbbe la Rowling, quando piove sono i primi a saperlo. A volte vedo in giro cose talmente strane o inutili da pensare che forse stiamo importando ancora oggi i prodotti dell' economia americana del '29.
Per chiudere vorrei riflettere su una cosa. Il cinque giugno del 1947 il segretario di stato statunitense Marshall si presentò ad Harward pretendendo di vaticinare al mondo la prossima rovina sociale, politica ed economica dell' Europa, qualora essa non avesse accettato aiuti economici dagli americani.
Aggiunse che adottando quel sentiero si sarebbe potuti giungere col tempo ad una, a quel tempo utopistica,realizzazione dell' Europa. Tema quantomai attuale.
Ora io ad essere sincero non ho cercato il testo completo della conferenza, ma non per pigrizia, semplicemente perché come feci col professore all' esame di Economia Politica, mi fido ciecamente e sinceramente della mia prima impressione. Ed ecco Maialini che arriva la Perla promessa, dopo il parto dell' ostrica: sono sicuro che se fossi stato presente alla conferenza del cinque giugno del 1945 ad Harward, mi sarei un minimo cacato nelle brache, percependo le parole di Marshall come una promessa più che un vaticinio, un' intimidazione di stampo mafioso più che una mano tesa e solidale che introducesse la cooperazione.
Se fossi stato un attento intellettuale poi, un addetto stampa inviato da un' importante testata a documentare lo storico momento, avrei senz' altro intravisto dietro il politico rappresentante dell' allora indiscussa prima potenza mondiale quello che realmente era: l' ambasciatore dei capitali dei gangster, neorappresentanti del Congresso. Capitali costruiti in funzione di una profittevole assurdità legislativa quale il Volstead Act, entrato in vigore il 28 ottobre 1919. Le lobbies che promossero questo tipo di dinamiche, alcune delle quali sopravvivono tutt' oggi e provengono da molto più lontano, avrebbero potuto predire che i capitali creati dal Proibizionismo avrebbero potuto portare, con il loro implicito carico di avidità, ad una grossa crisi economica, nel '29 o dopo.
Forse lo hanno fatto ma ne dubito... notoriamente i primi decenni del secolo XX della storia dell' arte americana ci insegnano che se gli allora afroamericani non avessero suonato, non ci sarebbe granché da ricordare. Inoltre gli artisti, e tanto meno quei matti dei musicisti, non sono soliti occuparsi di economia. E ci andava del genio per prevenire tutto questo schifo.  Magari se Miles Davis avesse avuto W. Buffett come insegnante all' asilo la storia sarebbe cambiata... Ma ce li vedete?





                                        

                                         

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